venerdì 20 settembre 2013

“La memoria antropologica” di Antonino Mazza, poeta, traduttore, editore, che emigra in Canada dalla Calabria nel 1961, e che ha studiato letteratura inglese, letteratura comparata e filologia romanza presso la Carleton University, l’Università di Toronto e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Attualmente vive a Ottawa. La nostra casa è in un orecchio cosmico, primo impegno poetico di Antonino Mazza, è una testimonianza della crescente realtà intellettuale della comunità italo-canadese.



                                                         di Vincenzo Stranieri 
 La realtà dell’infanzia insegue l’emigrante storico in modo ossessivo; egli vive una doppia condizione psicologica: il passato, che per il fatto di trovarsi in una posizione non secondaria della mente, può essere definito tempo presente, è la realtà d’ogni giorno, che richiede fatica, sforzi d’integrazione non indifferenti.
I figli dei nostri emigranti rappresentano invece  una generazione presente/assente rispetto alle problematiche socio-culturali del luogo d’origine. Il “vantaggio” di tale generazione é dovuto, tra l’altro, alla fruibilità dei nuovi mezzi di comunicazione.
Ma la caratteristica più  marcata degli appartenenti a tale fase storica é quella di una nostalgia attiva, non necessariamente dolorosa, che consente loro di vivere da protagonisti nel luogo d’adozione.
E’ una generazione che prende e dà, non sopravvive all’interno del tessuto sociale in cui opera.
E’  parte integrante e propositiva. Ha  peso e voce nell’ambito della realtà che ha scelto come osservatorio privilegiato della propria vocazione creativa.
E’ il caso degli scrittori italo-canadesi, che il grande pubblico ignora, ma  di cui  si comincia a parlare con un certo interesse.
Partiamo da Antonino Mazza, poeta, traduttore, editore, che emigra in Canada dalla Calabria nel 1961, e che ha studiato letteratura inglese, letteratura comparata e filologia romanza presso la Carleton University, l’Università di Toronto e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Attualmente vive a Ottawa.
Cominciano col dire che in La nostra casa è in un orecchio cosmico , ed. Monteleone, 1998, con la traduzione di Rosamaria Plevano, Mazza ha bisogno di dare una forma alla fisicità del mondo che lo ha partorito, perché uomini e cose si dibattono nella sua mente alla ricerca di una collocazione definitiva, e non solo come mera presenza ma come realtà di cultura dalla quale partire per il lungo viaggio verso una conoscenza cosmopolita, non rinnegando- ma filtrando-  il cosiddetto mondo moderno, gli spazi vasti della realtà in cui si vive, sempre memore che

In un orecchio cosmico di aspri picchi e colline terrazzate
dove la ginestra e ciclamino fioriscono
a fianco e i limoni
e la casa dove sono nato

In tal senso, Mazza, nella sua introduzione al testo poetico (tradotto in disco dal fratello del poeta, Aldo, che ne ha curato le musiche) ci ricorda   le parole di Jean Cocteau: “ Più il poeta canta dall’interno del suo albero genealogico, più è intonato”.
Mazza vuole avere una memoria antropologica, non nostalgica, del suo passato, perché  la nostalgia distrugge la tensione creativa, logora i ricordi, sollecita amaro fiele nell’animo turbato. La memoria è invece conoscenza, cultura di un popolo, perché senza memoria ogni individuo  è perso, privo d’identità.
La memoria è realtà viva, per dirla con Borges, un inno contro la morte.
Mazza è fortemente impegnato nella ricerca del suo pianeta d’origine, infatti.

Per recuperare questo pianeta, spalanco le braccia
e, come scia di nave, il mio alfabeto sgorga
per baciare le fiamme, il mio cuore, per ridargli il battito,
la luce che sorride nella stanza dentro cui tutte le stanze irrompono,
per fare più spazio.

Le 12 poesie che compongono il testo poetico sono state scritte in inglese ma - e  ciò non è un paradosso- pensate in italiano. La traduzione evidenzia questa peculiarità intellettuale, nel senso che la resa poetica non viene intaccata dal gusto personale della traduttrice. La purezza lirica di fondo rimane intatta, a conferma che vi può essere una “doppiezza” intellettuale priva di qualsiasi ambiguità.
E ciò perché

Il sole è arrivato, e le barche gialle e azzurre.
E la poesia che segue le stagioni mi balza
in grembo, come luce del giorno vien fuori da un armadio,
come scoiattolo, all’alba.



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